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  • Immagine del redattoreDonatella Bollani

Smart working: si torna in ufficio, anzi no.

Aggiornamento: 28 ott 2022


Si torna in ufficio ma solo qualche giorno alla settimana e si continuerà a praticare l’home working, anche dai luoghi di vacanza. Stanno cambiando le città, le nostre case; prediligeremo gli spazi che ci consentiranno di vivere e lavorare in modo confortevole e funzionale.


“Per la maggior parte dei lavoratori sarà un passaggio a uno smart working vero, un'alternanza tra lavoro in presenza e da casa. Varrà per almeno il 60 per cento di coloro che attualmente sono in una situazione che definiamo di lavoro agile”.

Mariano Corso,

responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.


Nella prima puntata del mio podcast ho parlato di come sta cambiando il lavoro, la sua organizzazione e quindi i suoi spazi. Stiamo tornando in ufficio, magari non tutta la settimana, lavoreremo a casa, in viaggio, lavoreremo in vacanza e nelle seconde case.


Dati e opinioni


Nell’intervista di fine agosto rilasciata a Repubblica, Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, ha raccontato cosa accadrà: “Per la maggior parte dei lavoratori sarà un passaggio a uno smart working vero, un'alternanza tra lavoro in presenza e da casa. Varrà per almeno il 60 per cento di coloro che attualmente sono in una situazione che definiamo di lavoro agile”.


Il prossimo 2 novembre saranno presentati i nuovi dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.

Nel frattempo è possibile leggere i dati 2020 anche attraverso delle utili infografiche.


La survey promossa da illimity, la banca di nuova generazione fondata da Corrado Passera, su un campione di 635 persone tra i 18 e i 65 anni, selezionato all’interno di una community che frequenta assiduamente le rete o attraverso i social o per svolgere il proprio lavoro, ci dice come si lavorerà al rientro.


Il rischio di perdere forza lavoro

Oltre alla attenzione verso le curve pandemiche, secondo alcune ricerche le motivazioni di questi possibili ritardi da parte delle aziende nel forzare il rientro in ufficio sono legate anche alla preoccupazione di perdere forza lavoro: si tratterebbe di 4 dipendenti su 10, negli Stati Uniti, disposti a cambiare lavoro pur di mantenere il privilegio (e i risparmi conseguenti) di lavorare da casa. Lo racconta uno studio dell’Università di Chicago di fine luglio, che indica nelle nuove startup, agili per definizione, una possibile destinazione per i transfughi dalle grandi aziende. Una percentuale alta che era già stata confermata da una ricerca interna di Apple dell’inizio di luglio, in cui si evidenziava che il 90% dei dipendenti di Cupertino era contrario al nuovo sistema ibrido. E che oltre il 36% poteva pensare, in caso di ritorno forzato, di cambiare lavoro.

Come migliorare l’Employee Experience

Download della ricerca – a pagina 29 e 30 si parla degli spazi del lavoro che in merito al tema del coinvolgimento e dell’esperienza in azienda hanno un ruolo strategico.


Lo studio ‘L’Eccellenza nella Employee Experience’, condotto da KPMG in collaborazione con Great Place To Work®, si pone l’obiettivo di raccogliere i feedback di un campione di lavoratori dipendenti italiani sulla loro Employee Experience (EX).

Trattenere ed attirare i talenti è diventata la principale sfida delle aziende confermando la rilevanza e centralità delle persone per sostenere la continuità e la crescita del business in un contesto che, anche nei prossimi anni, rimarrà in evoluzione.


Focus tematici on line


Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario.

Lo scorso mese di agosto ha pubblicato la ricerca “L’ufficio in prospettiva”, sul tema del futuro degli ambienti ufficio a fronte delle modalità lavorative che si sono consolidate nel corso della pandemia. Al link i dati emersi dalle 310 risposte degli esperti e opinion leader di settore: https://www.officelayout.soiel.it/lufficio-in-prospettiva/


Non si possono non considerare i risparmi ottenuti dalle aziende grazie allo smart working. Forse cambieranno anche le politiche retributive.

Secondo numeri valutati da Bloomberg, infatti, durante il primo trimestre 2021 Google ha risparmiato 268 milioni di dollari dall’applicazione del lavoro da remoto. La cifra sale a 1 miliardo se si considera l’intera durata della pandemia. Situazione che accomuna la maggior parte delle aziende, delle più diverse dimensioni e settori


Google sta pensando di ridefinire le retribuzioni che saranno diverse, in caso di lavoro da remoto, da città a città e da stato a stato.


Case history


Chi inizierà per primo a definire il contratto di lavoro agile? La pubblica amministrazione, è stato annunciato i giorni scorsi dai media.


Ogni accordo sarà individuale e al suo interno dovrà contenere la durata, le giornate di lavoro in smart-working, il luogo dove lavorare, che comunque non potrà essere al di fuori dei confini nazionali. Il tempo di lavoro verrà diviso in tre fasce: operatività, contattabilità e inoperabilità. La terza fascia prevede per il lavoratore la disconnessione completa, ovvero il diritto a non ricevere o rispondere a qualsiasi e-mail, chiamata, o messaggio al di fuori del normale orario di lavoro. Chi si trova in determinate condizioni avrà maggiore facilità ad accedere allo smart-working, come per esempio i genitori con figli di età minore ai 3 anni o disabili, o anche i lavoratori con disabilità. Verranno invece esclusi i lavori in turno e quelli in cui vi è l'utilizzo di strumentazioni non remotizzabili.


E le grandi aziende cosa hanno deciso di fare? Qualche caso…


Assicurazioni Generali ha già siglato un accordo sindacale che disciplina in maniera dettagliata come lo smart working diventerà un'abitudine ben radicata se non una buona prassi: si potrà lavorare da casa tre giorni a settimana, da distribuire, volendo, anche su base mensile (tredici giorni al mese) o con riporto bimestrale.

Nella sede italiana di Boston Consulting, la società di consulenza dove lavorano circa 600 persone tra consulenti e dipendenti, la regola di massima è metà del tempo a casa e metà tra ufficio o sedi dei vari clienti seguiti: il pacchetto viene definito di volta in volta tra responsabili di progetto e risorse a disposizione e i consulenti saranno i più flessibili. Gli uffici, spiegano dalla società, saranno popolati al 50 per cento della loro capienza, fino al 70 se le condizioni lo consentiranno.


Sono tutti in smart working i 2.300 dipendenti della Vodafone anche se ricomincerà a rientrare al lavoro agile per l'80 per cento dell'orario di lavoro mensile - per quanto riguarda i dipendenti del call center - e per il 60 per cento dell'orario per i lavoratori di tutte le altre aree aziendali. Infine, per coordinare i gruppi di lavoro e per garantire il rispetto delle quote in presenza, per entrare in ufficio serve prenotarsi tramite app.


Smart Working, una opportunità per il settore alberghiero

«Una stagione 2021 al 98% di occupazione degli alberghi, con numeri che raggiungono l’estate del 2018” lo dice Aldo Werdin, presidente Federalberghi Liguria.

E uno degli obiettivi 2022 è quello di catturare gli smart workers, quelli che il prossimo anno, se la situazione sanitaria migliorerà, potrebbero decidere di trascorrere i mesi estivi al lavoro. Una strada già aperta: «Nel Golfo del Tigullio ci sono almeno cinque strutture alberghiere in cui funzionano già moltissimo spazi per consentire lo smart working ai propri ospiti e anche alcuni stabilimenti balneari hanno “convertito” alcune cabine in spazi, utilizzatissimi, per lo smart working. Ed è stato un successo: si può seguire la famiglia in vacanza, lavorare e, negli intervalli, rilassarsi e fare un bagno in mare o pranzare sotto un pergolato». https://genova.repubblica.it/cronaca/2021/08/23/news/smart_working_in_hotel_e_in_spiaggia_estate_record_in_tutta_la_liguria-314965930/


Un strategia non solo italiana

Sull’atollo di Bass, alle Maldive. il resort Nautilus, formato da 26 casette sulla spiaggia o direttamente sull’oceano, ciascuna delle quali con spa e piscina privata offre un “pacchetto smart working” che prevede, un assistente personale dedicato, una comoda poltrona da lavoro, una scrivania con vista sull’Oceano Indiano e connessione internet ad alta velocità, oltre a telefono, scanner, stampante wireless e persino un proiettore portatile. Per i lavoratori che necessitino di particolare concentrazione, c’è l’opzione workation sandbank experience in cui si può lavorare direttamente sulla spiaggia, in un angolo super-remoto e paradisiaco, con wifi portatile.


C’è chi la chiama staycation, chi workation: il nuovo obiettivo è scommettere sulla coesistenza tra lusso, relax ed efficienza lavorativa. Il gruppo Italian Hospitality Collection ha ripensato alla tradizione millenaria delle terme romane per il suo “Workotium” che ha declinato, in forme diverse, nei suoi hotel cinque stelle ai Bagni di Pisa, sulle colline della Val d’Orcia, e a Chia, in Sardegna, con soggiorni in camere complete di tutto il necessario per lavorare come in un vero ufficio.


Smart working, città e territori


Lo smart working sta cambiando gli spazi della città, i suoi tempi e i suoi spazi


Citiamo spesso “la città dei 15 minuti” di Anne Hidalgo, Sindaco di Parigi, e avremo modo di parlarne molto nelle prossime puntate ma il lavoro agile può essere una opportunità di trasformazione anche per i piccoli centri.

Una delle mete italiane più frequentate è la Toscana. A Santa Fiora sul Monte Amiata, in provincia di Grosseto, già nominato «uno dei Borghi più belli d’Italia», grazie al progetto “Santa Fiora smart village”, si offrono 30 mila euro, sotto forma di voucher per servizi vari (babysitter, pasti a domicilio, piccole riparazioni, ma anche noleggio e-bike per una gita sui sentieri post riunione) a tutti coloro che decideranno di trasferirsi lì, anche per un breve periodo. Connessione senza problemi: qui la banda larga è stata posata di recente e funziona benissimo.

Design


Cosa sta accadendo nelle nostre case?

Dopo molti anni nei quali gli uffici stavano acquisendo connotati domestici ora è l’ufficio ad entrare nelle nostre abitazioni. E pare che proprio da casa ci piaccia continuare a lavorare.


Il 14 luglio 2021 sono state presentate alcune delle principali tendenze emerse dalla quarta edizione dell’Osservatorio CasaDoxa.

Smartworking destinato a rimanere, ma il futuro si divide tra casa e azienda

L’Osservatorio CasaDoxa 2021 fotografa una situazione ibrida, dove il 78% degli intervistati si dice pronto a lavorare sia da casa sia in azienda, dato aggregato frutto di un 42% che afferma di voler lavorare prevalentemente in azienda e di un 36% che, al contrario, preferirebbe farlo da casa. Nonostante la preferenza sia per un format di generale alternanza tra casa e azienda, c’è ampio consenso - quasi 8 lavoratori su 10 - sul fatto che lavorare da casa sia un’opportunità. Alla propria abitazione viene dunque attribuita una nuova funzione che piace e che sembra destinata a rimanere anche quando verrà superata definitivamente la crisi legata al Covid-19.


Riflessioni sulla carta

Secondo Paolo Donati, ex Direttore HR, consulente in Workplace Management, Trainer ma anche appassionato di arte, design e fotografia, la nuova “Work from Home Experience” è un viaggio unico che dobbiamo fare prima dentro noi stessi e poi dentro i nostri spazi di vita e lavoro. E ne ha parlato nel suo ultimo libro

Smart Homes for Smart People: Ripensare gli Spazi di Lavoro a Casa”, Paolo Donati, ISTUD https://www.istud.it/imprese/smart-homes-for-smart-people-ripensare-gli-spazi-di-lavoro-a-casa/


La Design Week, dulcis in fundo

Lo sappiamo, questa edizione del Salone del Mobile era speciale…Super, e lo dico senza ironia. Sicuramente super è stato l’impegno di tutti per presentarsi al mondo - che sarebbe riuscito a raggiungerci - nel miglior modo possibile.

Lo sapete, i media hanno fatto a gara per dirci cosa non potevamo non vedere, chi ha vinto e chi ha perso a questo giro…spesso con una attenzione esclusiva alla “messa in scena” o ai luoghi che ospitavano gli allestimenti. Certo, la spettacolarizzazione è buona parte di un evento così importante e che comunque ha dato un buon segnale di presenza e ripartenza.


Ma mi piace pensare che le aziende, anche in vista del 2022 si stiano concentrando sul prodotto, sul progetto, sull’innovazione e molti brand, in questi quasi due anni di distanziamento, hanno elaborato strategie di comunicazione e marketing innovative e che hanno confermato la loro efficacia. Ma anche di questo avremo modi di parlare nei prossimi podcast.


Sarà sfidante quindi per gli organizzatori della fiera trovare un modo nuovo per parlare di design nel 2022, non possiamo pensare che il modello rimanga quello pre-emergenza.


Qui di seguito un elenco di alcune delle aziende che hanno presentato soluzioni e prodotti che fanno una riflessione su come e dove si lavorerà e sulla flessibilità degli spazi di vita.


Le anteprime al Supersalone

Arper

Cuf


Dieffebi

Le novità le trovate anche scrollando il profilo Facebook @DieffebiOfficial


Estel


Lapalma

Manerba

Pedrali

Tecno


True design

Vi do appuntamento alla prossima puntata del mio podcast sullo smart working.

A presto da #LaBollani.

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