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  • Immagine del redattoreDonatella Bollani

Smart working: i risultati non sono scontati, le aziende stanno cercano la loro formula

Aggiornamento: 28 ott 2022

Il nuovo decreto Covid ha prolungato la possibilità per le aziende del settore privato di ricorrere allo smart working semplificato – senza, dunque, la necessità di un accordo individuale tra lavoratore e datore di lavoro – fino al 30 giugno 2022. Ma appare evidente che l'impatto di questi due anni di pandemia ci ha accompagnato verso una modalità definitivamente agile, tutta da progettare.

In questa puntata di NIUNIUNIU parlo di ridefinizione dei nuovi rituali del lavoro, e dei nuovi spazi, con Emilia Rio, Direttrice People, Organization and Change del Gruppo Terna.

E, come sempre, vi propongo un po’ di numeri sul tema.





Le aziende si stanno ridisegnando, in termini organizzativi, e stanno anche cambiando gli spazi che nei prossimi anni saranno abitati dai dipendenti e collaboratori che fanno parte di diverse generazioni e che stanno affrontando questo passaggio epocale in modo altrettanto differente. Come conferma Emilia Rio, Direttrice People, Organization and Change del Gruppo Terna, vanno ripensate le forme di leadership e i rituali del lavoro, una delle attività che fa parte dell’ampio programma di NEXTerna.

Per saperne di più


Dati


Aidp (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) conferma, non si tornerà alla situazione pre-pandemica.


Molto interessanti i risultati dell’indagine Aidp (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) a cui hanno risposto circa 850 tra direttori del personale e aziende. La survey conferma che quasi il 58% tra i neo-assunti e i dipendenti chiede lo smart working alle aziende come pre-condizione per poter accettare o continuare il lavoro.

Le norme sullo smart working introdotte a seguito dell’emergenza pandemica sono state prorogate a fine giugno di quest’anno.

Solo il 19% delle aziende ha contratti collettivi di regolazione dello smart working contro il 62% che ha dichiarato di non avere accordi il tal senso. Il 19% è ancora in fase di trattativa con i sindacati. Dal punto di vista del testo di contratto individuale sullo smart working da sottoscrivere con i lavoratori il 56% delle aziende ha già predisposto il testo mentre il 28% ci sta lavorando. In questo periodo, il 37% delle aziende ha già definito una policy per il rientro al lavoro dopo tale scadenza, il 32% le sta definendo mentre il 30% è in attesa di capire se ci sarà una ulteriore evoluzione della normativa prima di prendere una decisione.


La modalità di lavoro da remoto è oramai una consuetudine di molte aziende e lavoratori. Il 58% circa delle aziende ha dichiarato che stanno trovando difficoltà ad assumere o trattenere i dipendenti se non viene garantitolo lo smart working e l’88% ha confermato che dopo la data del 30 giugno continuerà la possibilità di lavorare in smart working.


Le aziende stanno cambiando organizzazione e fisionomia per adeguarsi alla nuova modalità lavorativa ibrida. Il 30% ha già ristrutturato gli spazi fisici dell’azienda per organizzare il lavoro da remoto e la minor presenza fisica. Il 27% ci sta lavorando. Al contempo il 50% del campione ha già definito i requisiti minimi di idoneità dei locali privati quali luogo di lavoro da remoto ai fini della tutela della salute e sicurezza e il 22% l’ha previsto.


La stragrande maggioranza, ossia il 75% degli intervistati ha affermato che non ha intenzione di adottare applicativi per il controllo della prestazione lavorativa da remoto. Questo conferma la volontà di creare un rapporto di fiducia non basato sul controllo ma sul coinvolgimento.

Vedi il Blog di AIDP https://blog.aidp.it/


Prove di Governance con una buona infrastruttura digitale (format di coinvolgimento)

L’indagine ‘Lavoro liquido: a che punto siamo tra Smartworking e nuova governance’ è stata condotta da Reverse (https://reverse.hr/it/), insieme ad altri partner. Reverse è un’azienda internazionale di head hunting e consulenza HR che dal 2017 si distingue per il modello di business digitale e l’approccio scientifico alle Risorse Umane. L’indagine è stata svolta sui lavoratori italiani equamente campionati per genere, provenienza geografica e seniority, tra i 25 e i 60 anni che hanno lavorato almeno parzialmente in Smartworking.

Dalla nuova gestione liquida del lavoro non si torna più indietro. All’unanimità concordano nel voler adottare una soluzione di Smartworking ibrida e flessibile. I maggiori sostenitori di questa soluzione sono gli intervistati tra i 20 e i 30 anni, ma in generale tutte le fasce di eta` si trovano concordi sullo Smartworking fluido. Tra le altre aree sono state esplorate: diritto alla disconnessione, lavoro per obiettivi, formazione, spazi di lavoro.


La tecnologia aiuta


“In Reverse siamo grandi sostenitori della tecnologia: quella tecnologia che non allontana le persone, ma anzi le avvicina e ne potenzia le capacita`, liberandole - racconta Daniele Bacchi, founder di Reverse - Perché il lavoro liquido sia davvero efficace c’e` bisogno di mettere in atto strategie per mantenere coinvolti i lavoratori in smartworking, avvalendosi del digitale. Feedback costanti, retrospettive, meeting periodici che coinvolgano tutta l’azienda e survey frequenti sono indispensabili per valutare il grado di soddisfazione dei nostri collaboratori e rendere realmente partecipe anche chi lavora da casa”.


Il 60% dei lavoratori, comprensivi di tutte le fasce di età, ha dichiarato che è necessario adeguare gli spazi alla nuova modalità di lavoro liquido. Gli HR Manager affermano che le aziende stanno modificando completamente e in tempi molto rapidi il loro assetto. Le modalità sono diverse, eccone alcune: Open space, pc portatili, desk sharing.

Spazi digitali e piattaforme digitali, Microsoft ci racconta come

debba cambiare anche l’esperienza digitale.

Oggi il 33% dei lavoratori ibridi in Italia è, infatti, reticente a rientrare in ufficio. In tale scenario solo il 27% dei dirigenti italiani ha pattuito nuovi accordi aziendali per il lavoro ibrido. Le nuove norme dovranno garantire che lo spazio dell'ufficio sia arricchente per i dipendenti, aiutandoli a sentirsi connessi e parte dell'azienda. Queste le principali evidenze emerse dalla nuova edizione del Work Trend Index "Great Expectations: Making Work" pubblicato da Microsoft.


ll secondo studio annuale di Microsoft combina i risultati di un sondaggio condotto su 31mila persone in 31 Paesi insieme a un'analisi dei dati sulla produttività provenienti dagli strumenti Microsoft 365 e dalle tendenze del lavoro su LinkedIn.


In questa fase in cui le aziende stanno ripensando i propri confini – rileva Microsoft nel report – è interessante notare come anche l'esperienza digitale possa essere ripensata. Il 46% dei dipendenti in Italia si dichiara aperto a sfruttare anche spazi digitali immersivi nel metaverso per future riunioni.

L'analisi dei dati di produttività in Microsoft 365 dimostra che le riunioni e le chat sono in aumento, spesso estendendosi oltre il tradizionale orario lavorativo. Infatti, la media settimanale di tempo trascorso in riunioni su Teams a livello globale è aumentata del 252% da marzo 2020, e il lavoro extra-time e nel fine settimana è cresciuto rispettivamente del 28% e del 14%. Se da una parte è sicuramente stimolante vedere come le persone sono state in grado di rimodellare la propria giornata per soddisfare le esigenze lavorative e personali, dall'altra – sottolinea il report – bisogna far sì che il lavoro flessibile diventi anche sostenibile e rispetti alcuni limiti. Per questa ragione saranno necessarie delle nuove norme a livello aziendale per regolare il lavoro ibrido o da remoto.


TE BIG QUIT, le grandi dimissioni e la scarsa capacità di ingaggiare i collaboratori

Randstad, società specializzata in collocamento delle risorse umane, ha individuato i dieci fattori che spingono il movimento delle grandi dimissioni: relazioni professionali, contenuto del lavoro, valori aziendali, stipendio, tempo, crescita, specializzazione, clima aziendale, lavoro da remoto, voglia di cambiare.


Per favorire l’assunzione di lavoratori del Sud in tutta Italia, permettendo loro di lavorare in smart working dai territori d’origine, Randstad ha siglato un protocollo di intesa con South Working, associazione che promuove il lavoro agile: ora è possibile candidarsi per un’offerta di lavoro lavorando da remoto dal Sud o da piccoli centri. Prevenendo, in sostanza, un elemento scatenante le dimissioni.


Chiudo con una provocazione..anzi due: lo smart working contro il caro energia

L’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie) ha proposto una serie di cambiamenti per limitare e migliorare l’uso efficiente delle automobili soprattutto nelle grandi città. L’idea è rafforzare alcune abitudini e misure immediate per rispondere all’emergenza energetica posta dall’invasione russa dell’Ucraina e ridurre la dipendenza delle economie avanzate dal petrolio. Tra queste c’è l’applicazione dello smart working per un numero crescente di lavoratori.

Nel dettaglio l’Aie propone di adottare il lavoro a distanza almeno tre giorni alla settimana, dove possibile, il che permetterebbe di risparmiare circa 400 mila barili al giorno. Sul fronte lavorativo l’agenzia raccomanda anche di evitare i viaggi d’affari, quando possibile, per svolgere le attività in qualche modo alternativo, il che potrebbe far risparmiare circa 300 mila barili al giorno, mentre l’uso di treni notturni ad alta velocità al posto degli aerei taglierebbe il consumo di circa 100 mila barili al giorno.


La seconda provocazione, o meglio l’auspicio, è quello che vorrebbe più diffusa la conoscenza degli strumenti digitali e dell’interazione con gli stessi, tra chi progetta spazi digitali per il lavoro e chi progetta spazi fisici perché la fluidità della quale continuiamo a parlare va e andrà sempre più progettata. Si trasformerà assieme al nostro modo di vivere il lavoro e le relazioni.


Se vi piacciono questi miei brevi sorvoli, che sempre potrete approfondire attraverso il mio Summary al blog LaBollani.it, continuate a seguirmi.


A presto da #LaBollani



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